mercoledì 23 novembre 2016

E se il M5S fosse solo un contenitore di rabbia?


9 marzo 2014

C’è un legittimo sospetto che si fa strada nei confronti del Movimento di Grillo e Casaleggio, il sospetto che l’intera azione politica del possa essere una mera apparenza.

È fin troppo evidente notare come tutti i partiti in parlamento, come giustamente lamenta Grillo, siano influenzati da interessi più o meno forti: dalle piccole lobbie nazionali (come quella delle slot machine), sino ai potentati economici che dettano l’agenda dei grandi partiti. Questo immane sistema politico ed economico che tesse le fila dei paesi occidentali venne definito in un famoso libro di Antonio Negri come Impero. L’impero influenza i governi e persino l’azione degli organi internazionali e delle ong e il fine sarebbe quello di preservare se stesso e gli interessi delle grandi corporation. In ciò la nascita del M5S è parso come un atto di completa rottura rispetto questa connivenza: un movimento che non ha una collocazione politica, che professa idee controcorrente rispetto al conformismo neoliberale dei partiti è qualcosa di inusuale se associato al grande consenso riscosso.

Ma subito dopo le elezioni sono cominciate una serie di docce fredde che mostravano come l’azione politica del Movimento non accettasse alcuna collaborazione con qualsivoglia partito. Sicché dopo aver vomitato tutto il legittimo disprezzo per il PD durante le ultime consultazioni di Renzi, viene logico pensare che tale tattica diverrà controproducente nel caso in cui ci si dovesse ritrovare nella situazione opposta. Se il Cinque Stelle dovesse vincere future elezioni senza un’ampia maggioranza, sarebbe costretto a cercare il sostegno dei partiti che a quel punto si sentirebbero più che giustificati nel non concederlo, isolandolo e capovolgendo a loro favore la creazione di una maggioranza alternativa. In questo modus operandi della politica dove si marcano le differenze senza gettarsi nella mischia il Movimento sembra divenire più che altro un contenitore di rabbia atto a frenare il libero sfogo di violenze di piazza: perché ci sarebbe ancora un partito in parlamento. Così ogni volta che si insulta un politico o si mettono in evidenza certe incongruenze di Napolitano, si imbriglia tra i “mi piace” di Facebook e le condivisioni di Twitter quella rabbia che altrimenti non avrebbe espressione. Se così fosse, se questa ipotesi fosse reale, il movimento di Grillo e Casaleggio non intende attuare una strategia per arrivare al governo del paese e dunque cambiarlo; perché l’idea stessa che un solo partito, in ragione della sua coerenza, riesca a raggiungere la maggioranza assoluta per andare al governo è pura utopia. Nessun partito, in tutta la storia repubblicana è mai andato al governo senza un alleato. Ecco perché sussiste un ragionevole dubbio. Certo la scommessa di Grillo e Casaleggio è quella di attendere il cadavere dei partiti in un frangente di crisi della politica, ma questa ipotesi sembra concretamente di difficile attuazione.

Se lo scopo fosse realmente quello del “contenitore di rabbia”, la strategia non sarebbe atta a rompere realmente il sistema ma a preservarlo perché parte dell’azione dell’Impero. Così coloro che nello status quo non ci credono più da tempo avrebbero ancora un riferimento politico cui credere. D’altronde sembra inserirsi in questo contesto anche la nascita di un giornale come Il fatto quotidiano. Entrambi vanno all’attacco della casta, della corruzione e della situazione italiana come nessun altro, ma mantengono sempre posizioni politicamente corrette in politica internazionale. Il fatto quotidiano (se ci fate caso) tratta la politica estera come tutti gli altri quotidiani, senza l’irruenza che caratterizza gli articoli di politica italiana mentre il M5S semplicemente non ha un programma sulla politica estera (a parte le prospettive finanziarie sull’Europa e l’euro). Che dovrebbe fare l’Italia, restare nella NATO? Supportare la politica di Israele o dei palestinesi? Dovrebbe essere filostatunitense o filorussa?

Tutto questo ragionamento potrebbe essere certamente fallace, ne sono consapevole (e mi auguro davvero che sia così). Ma il mio grado di fallacia potrebbe essere confermato subito dopo le elezioni europee o nel proseguo dell’azione politica. Se una volta giunto sugli scranni dell’europarlamento il Movimento non adotterà delle alleanze tra partiti critici con l’Europa (sicuramente non corrotti come quelli italiani), allora il mio ragionamento potrebbe trovare una certa conferma. Scegliere di non collaborare in Italia con le forze politiche potrebbe ancora avere un senso, o forse potrebbe essere un giusto calcolo politico. Ma attuare la medesima cosa in Europa sarebbe privo di scusanti, lasciando presagire l’idea di un movimento di mera protesta che non fa fronte comune ma si limita alle invettive.

Solo dopo le europee si potrà comprendere realmente ciò che farà il M5S ed inoltre solo col proseguo della legislatura si comprenderà quale gestione interna attuerà il movimento sempre più proteso verso posizioni di autocensura del dissenso, ma questa è un’altra storia…

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